Si può fare

LA MIA SERATA SETTIMANALE A ROGOREDO

Tutti avrete sentito parlarle di questo luogo dove si consumano tante vite di giovani e non più giovani, attanagliati dalle sostanze (droga alcool psicofarmaci). Noi per parecchio tempo abbiamo chiuso gli occhi, e non solo, verso questo grosso problema che non è solo un problema di droga, ma di persone che consumano le sostanze. Purtroppo è una situazione molto pesante quella che i nostri giovani vivono oggi, molti addirittura negano che questi luoghi siano frequentati da minorenni. Ogni settimana da parecchi mesi vivo questa tragedia serale dove incontro molti giovani che si ritrovano in questo boschetto a consumare la loro giovane età, senza che nessuno dica loro che forse cambiando vita hanno ancora delle possibilità per vivere i loro sogni di adolescenti o di giovani, di persone piene di vita e piene di futuro nei loro occhi.  Ogni mercoledì sera le situazioni cambiano, le persone aumentano e diminuiscono a seconda della presenza delle forze dell’ordine o degli spacciatori ma il problema su cui si discute anche con gli altri operatori o direttori di Comunità è sempre quello. Cosa possiamo fare in queste situazioni? Una vera risposta ancora non l’abbiamo trovata, però la nostra presenza, è di proporre un’inversione di marcia, un cambiamento che può aiutare a far sì che la propria vita possa tornare ad essere vivibilmente dignitosa ad essere più piena di umanità. Proprio questo valore voglio comunicare a queste persone, sentirsi più uomini e persone piene di valori umani. Certo che quando ti trovi davanti ad un degrado così alto di una persona alcune domande quando ritorno a casa me le faccio, ma poi la bacchetta magica ancora non l’ho trovata e continuo solo a stare accanto a questi giovani, a ridare loro fiducia nella vita a ipotizzare con loro un futuro diverso, proponendo un percorso comunitario. Poi ascolto le loro storie, chiedendo se hanno qualche passione e queste esistono ma, l’attrazione verso le sostanze è più forte e scappano con il loro bagaglio ma soprattutto con la loro sofferenza verso il bosco, quasi fosse un luogo di salvezza. Comunque il bosco rappresenta sempre una realtà che non ti fa pensare alla sofferenza che porti nel tuo cuore e nella tua persona. Ma non è tutto qui, ci sono infatti parecchi ragazzi che accettano di intraprendere un percorso di cura e iniziano questa esperienza, certo faticosa ma ogni giorno è   una conquista e un traguardo raggiunto che ti dà soddisfazione. Nella nostra piccola realtà di comunità in cui sono circa 16 ospiti, ci sono alcune persone che   vengono da questa travolgente esperienza negativa e ogni giorno   finché c’ è la volontà di dire” sì Alla vita, sì alle amicizie, sì alla volontà di cambiamento, allora c’è la possibilità di tentare di uscire dal “boschetto, simbolo del degrado umano”. Una delle cose positive ed efficaci è quella di proporre percorsi alternativi, validi e chiari a quello che era il vivere e la giornata di prima, aiutare la persona a scoprire le cose belle che portano dentro di sé, di ritrovare sé stesso. Per fare questo le regole e dei bravi educatori che credono in quello che stanno operando è fondamentale, è vero che è faticoso, ma è anche molto soddisfacente è quell’ “ I Care” che don Milani aveva scritto sulla porta dell’aula della sua scuola e che aveva impresso nel suo cuore e che ha trasmesso ai suoi ragazzi. Allora a questo punto un invito a tutti coloro, genitori, educatori, tutte le persone che lavorano con i ragazzi, aiutate questi giovani a quei valori che sono l’essenza della vita e del percorso della propria esistenza, valori di relazione, di condivisone, di servizio, di ottenere attenzione e non solo e sempre a quelli dell’emergere sopra gli altri, dell’avere, del comandare. Aiutateli a creare qualche alternativa ad un mondo dove al centro si continua a elogiare, l’autoreferenzialità e l’apparire. Aiutateli ad aiutare chi è nel bisogno, chi purtroppo dalla vita ha ricevuto solo negatività. La conclusione è che, non è   col reprimere che si risolve un problema che non è di una singola persona ma che fondamentalmente è un problema sociale. Bisogna dare soluzioni alternative diverse, o comunque svolgere azioni preventive come: La promozione della persona dimostrando una maggiore attenzione a coloro che si ritrovano ad affrontare la vita piena di fragilità. Ricordiamoci che anche ogni città o paese ha la propria “Rogoredo” e tutti abbiamo il dovere di donare un po’ di tempo e professionalità per alleviare le paure, le difficoltà e le sofferenze che queste persone quotidianamente incontriamo. E poi ricordiamoci che il boschetto di Rogoredo è solo uno dei tanti boschetti che raccolgono queste situazioni di sofferenza e che tutte le persone che purtroppo si avvicinano alle sostanze sono alla ricerca di un aiuto, per una sofferenza,  per una fragilità che non riescono da soli a sostenere.